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Bud Powell, il pianista che diede al jazz lo stile

Se Art Tatum ha dato al jazz la tecnica, Bud Powell gli ha dato lo stile.

Non l’ho detto io ma un critico jazz tedesco, un tempo molto noto, Joachim Berendt. Eppure il pianista morì a 41 anni, alcuni dei quali trascorsi in ospedale o in manicomio.

La scelta del video di un brano che si intitola Un poco loco, cioè Un poco matto, può sembrare senza rispetto; ma non è così. Powell finì in un tunnel psichiatrico che lo portò all’alcool e alla morte. La storia comincia con una brutalità di un poliziotto a Filadelfia: aveva finito un ingaggio per una seduta di registrazione,  stava camminando per strada di notte quando venne fermato da una pattuglia. Non era molto sobrio, non rispose come un milordino inglese e un poliziotto lo colpì ripetutamente sulla testa. Era il 1945. Da quel momento cominciò il suo calvario e la sua testa e il suo cervello non ebbero grande giovamento dagli elettroshock.

Vabbè, non starò qui a leggere con voi una cartella clinica. Anche io ripeto che gli anni dal 1949 al 1953 sono i migliori di Powell; sono pochi per durata ma prodigiosi per qualità. E’ in quegli anni che il pianista incide per la Blue Note e poi per la Mercury. Per quanto mi riguarda, a vent’anni comperai i due lp The Amazing Bud Powell 1 e 2, incisi tra il 1949 e il 1953. Un poco loco venne incluso nel primo album, anzi lo apriva, poi sono state pubblicate anche altre versioni dalla stessa seduta di incisione. Anche io penso da allora, come poi ha detto Bill Evans (a sua volta un pianista enorme) che Bud Powell era di una categoria a parte.

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