Ho scritto un pessimo post su Facebook e ne sono più che pentito. Mi sono fatto prendere nella spirale mortale della conta degli stupratori e degli assassini: tanti bianchi, tanti neri, tanti autoctoni, tanti immigrati, profughi, irregolari ecc. ecc. Una contabilità vergognosa e della quale ora mi vergogno.
Mi aveva mosso la volontà di arginare l’attacco ininterrotto che da molte settimane ha colpito non solo il buon senso, la politica, il volontariato, le ong, le relazioni, le strategie per il futuro ma proprio il grado zero di noi su questa terra: l’umanità. Perché gestire la nostra umanità significa gestire anche le nostre paure; quando avviene il contrario, quando cioè è la paura a gestire la nostra umanità, allora non ha perso la politica, ha perso il sentimento che tiene assieme una comunità, una società. La Costituzione e i codici servono a sostituire la paura con la speranza, a dare utopia al futuro. A dare forma alla voglia di andare avanti.
La cultura del disprezzo e dell’odio verso le donne (e i diversi) è ancora diffusa e non conosce frontiere di età, di etnia, di religione, ma nessuno è parso interessarsi delle vittime reali, delle donne (scusate) in carne e ossa: l’ideologia è passata come un cingolato sopra le persone reali.
Non sono preoccupato della vittoria elettorale della destra in questo paese, poiché lo abbiamo già visto che il massimo che riesce a fare sono sanatorie per duecentomila immigrati. Faccia feroce e mano d’opera a basso costo.
Mi angoscia un paese che non ha più nemmeno il coraggio di guardarsi allo specchio; siamo un paese che odia il proprio futuro perché non può più porre rimedio al proprio passato. Siamo un paese di mezza età e di medie imprese.
Ho atteso invano che qualche leader politico, ma non solo, chiamasse a rendere conto i “colposi”, ovvero tutti coloro che si sono resi colpevoli di omicidio colposo di profughi e migranti per terra e per mare. Li hanno guardati morire e se ne sono compiaciuti, sono gli stessi che fingono di non vedere i cadaveri dei migranti sotto il tappeto di sabbia di qualche deserto.
Così non è stato, ma neppure ci hanno proposto una visione diversa del futuro. Solo una politica internazionale apparentemente legge e ordine, quando non è e non può essere che chiacchiere e distintivo.
Avete, per esempio, ascoltato discorsi di ampio respiro da parte degli imprenditori di questo paese? Tutti zitti, in attesa di una nuova infornata di mano d’opera. Se avessimo un progetto i giovani resterebbero, e gli immigrati sarebbero una risorsa, non sempre e solo manovalanza.
Non hanno vinto i populisti, hanno vinto i colposi. E si sono già autoassolti.