Nella confusione psicosociale che paralizza questa povera Italia, leggo anche il desiderio di liste civili (forse ancor più che civiche) nazionali.
E’ una impressione che vale zero, anche misurata con il sistema spannometrico, però non riesco a cancellarla.
E’ figlia del disorientamento generale, in particolare a sinistra (ma non solo), e del grado modesto della classe dirigente italiana.
Spero non ci sia bisogno di puntualizzare che la classe dirigente non è solo quella politica, ma anche quella amministrativa, economica (banche, vi dice qualcosa la parola?, o industriali del mordi e fuggi?), sociale (false coop o Ong corrotte), culturale. Va bene, anche giornalistica.
Ribolle un magma confuso che desidera un passo a lato di grande parte della classe politica, corrotta o incapace (qualche volta, entrambe le qualità). E allora?
E allora prende forma confusa il desiderio ancor più confuso di liste civiche nazionali. Che sarebbero poi più civili che civiche, è ovvio. Listoni ripieni della migliore società civile italiana.
A questo punto, so che molti politici, anche seri e meditativi, metteranno mano alla pistola: non riescono a sopportare la parola società civile. Per certi versi, nemmeno io. Quando la società civile diviene ideologismo, allora si tramuta in un disastro annunciato.
Ma il problema non è ciò che pensano i politici, e ancor meno quello che penso io. Il problema sono i cittadini-elettori.
Temo l’avvento del “listone”, perché sarebbe sempre una mano di vernice alla ruggine del tempo che passa. E’ evidente che il listone digitale è fallito quanto a qualità e capacità (penso ai 5 stelle) ma ha funzionato dal punto di vista della raccolta dei voti. Lo hanno potuto fare perché non avevano alle spalle partiti in qualche modo strutturati.
Il listone è sempre la solita storia degli indipendenti si sinistra? Negli Settanta la cosa funzionò, quantomeno come immagine, annunciò un rinnovamento che non vi fu.
Oggi non è più proponibile perché nessuno è indipendente e non esiste più la sinistra?
No, penso che oggi sia più che mai proponibile, ma solo se i partiti cambiano natura e strutturazione. Mutazione forse contro natura, ma la natura a volte fa salti.
Certo, le liste civiche sono una cosa, i listoni dei partiti vistosamente destrutturati e affollati di società civile sono ben altra cosa. Non basta dire (in parte, con buona ragione) che una lista è comunque un partito.
Insomma, penso che ci sia dell’acqua sottoterra che cerca una via per uscire alla superficie. Dove bagnerà non lo so.