La moglie Jenny era morta alla fine del 1881 di tumore, lui aveva una pleurite e una forte bronchite. I polmoni erano pieni di liquido che gli rendeva faticosa la respirazione. E così Karl Marx, su consiglio dell’amico (e finanziatore) Engels, lasciò per la prima volta la vecchia Europa per andare ad asciugarsi al caldo sole di Algeri.
Partì dal porto di Marsiglia nel pomeriggio del 18 febbraio 1882 a bordo del piroscafo Said e arrivò in terra africana dopo più di trenta ore di navigazione.
Il mare mosso, il freddo, la tosse non lo fecero praticamente dormire.
Non basta. I medici che gli avevano dato il consiglio di andare ad Algeri non sapevano che in inverno in quella città piove spesso e il tempo è molto più europeo che africano.
Marx rimase ad Algeri per 72 giorni, accompagnato da Albert Farné, un giudice di pace condannato per ragioni politiche (aveva partecipato alla Comune di Parigi) e che aveva scelto di emigrare.
Il pensatore tedesco visse nella modesta Pensione hotel Vittoria, che si trovava fuori dal centro città; dal balcone della sua camera, Marx poteva vedere da un lato il porto e il mare, dall’altra le montagne della Kabilia, in quei giorni innevate.
Il primo mese non uscì dall’albergo, sia per il tempo poco clemente sia per le cure dolorose alle quali era sottoposto.
Ad Algeri Marx conosce alcune persone che in qualche modo si prendono cura di lui: il medico Stephann, la proprietaria della pensione Madame Casthelaz, il botanico italiano Gaetano Leone Durando. Incontrò anche una giovane di origine tedesca (era nata a Dessau), ammiratrice del libro La donna e il socialismo di August Bebel. Di questa ragazza non si conosce il nome, ma solo il lavoro: istitutrice dei figli del Console prussiano ad Algeri, e per questa ragione vi è chi ha pensato che fosse una graziosa spia di Bismark.
Prima di ripartire per Marsiglia Marx decise di farsi tagliare barba e capelli: lo racconta lui stesso, divertito, in una sua lettera.
Quella che vedete sopra potrebbe essere la foto di un inedito Marx, inedito per noi che siamo abituati a vederlo ritratto come un babbo natale prima di quello “ufficiale” della Coca Cola.
Sono dubbioso sulla autenticità della foto e l’amico Fotocrate mi ha messo in guardia. Ma io non ho saputo resistere a replicare un finto scoop.
La fotografia è forse taroccata, la storia che vi ho raccontato sicuramente no.