Papa Francesco sogna l’Europa, la osserva da lontano con l’occhio di Magellano, dalla periferia al centro, riserva tre sguardi al Vecchio Continente. Sogna un’Europa che promuova e tuteli i diritti di ciascuno senza dimenticare i doveri verso tutti.
Le Edizioni Dehoniane di Bologna hanno raccolto tre discorsi del papa sull’Europa e hanno chiesto due interventi-commenti a Lucio Caracciolo e Andrea Riccardi.
A tutti coloro che guardano il futuro, in qualche modo e a modo loro, consiglio comunque questa lettura. A coloro che oggi sono andati a Carpi e a Mirandola, lo consiglio ancora di più, perché un selfie in piazza non basta. Domani è già vecchio, domani apparirà troppo poco.
Copio alcune righe dalla bandella del libro, perché sono scritte molto bene (non sempre è così, oggi, nei libri):
“La sua visione è sintesi di tre sguardi: quello dell’esploratore (argentino), quello del figlio di migranti (italiani), quello del capo della Chiesa cattolica.
Egli non ha né potrebbe avere il sentimento di appartenenza al Vecchio Continente dei suoi predecessori, non quello bavarese di Benedetto XVI né tantomeno quello di Giovanni Paolo II.
Esterno, ma non estraneo.
Francesco si rivolge a un’Europa invecchiata, introversa, senza visioni e ambizioni, timorosa di contare in modo responsabile sugli scenari internazionali”.