“Scusi, dov’è l’ufficio di collocamento?” “Avanti, il secondo campo di calcetto a destra”

Lo so che questo titolo è un poco stronzo, e anche gratuito, e mi sono domandato se oggi non fosse il caso di lasciar perdere. Anche perché di esperti di calcetto ne leggo davvero tanti. Sono l’ultimo della fila, fuori tempo massimo. Mi consolo: già da stasera torneremo tutti commissari tecnici della nazionale di calcio, quella vera.Non sono interessato alla facile ironia che, però, è facile perché il ministro Poletti pare fatto apposta per fare il sacco delle botte; ma non sono d’accordo con chi dice che il ministro ha detto una cosa vera e che noi siamo tutti degli ipocriti.

Prima di tutto chi l’ha detto che a calcetto si trova lavoro per figli, nipoti, cugini, fidanzate, amanti giovani proprie e dei colleghi? Il problema è anche prendere sul serio una chiacchiera da bar e farla diventare una analisi, uno studio, un affresco dell’Italia.

Chi ha detto a Giuliano Poletti che a calcetto, o nella pizzata che segue la partita, si scambiano curricola? I suoi consiglieri? I suoi consulenti? Ha commissionato uno studio al Censis? Lo dice Confindustria? Oppure l’ha capito quando era Presidente di Legacoop, nel senso che vedeva i manager delle cooperative passare pomeriggi e sere a giocare a tennis, a calcetto o a correre in palestra? Oppure ha rubato furtivamente le chiacchiere dei funzionari del suo ministero (che vanno a calcetto, s’intende)?

Da un ministro mi aspetto che ci dica due cose: in Italia si trova lavoro giocando a calcetto, ragion per cui abbiamo sbagliato tutto e ora rimediamo. Possibilmente, aggiungendo anche: faremo in questo modo.  In caso contrario, siamo sempre alle chiacchiere da bar, ma quelle le sappiamo fare anche noi, da soli e senza giocare a calcetto.

Funzionano i Centri per l’impiego? Oppure poco, molto poco, così così? E perché? Funzionano i corsi di formazione, che dovrebbero servire per trovare lavoro o per ritrovarlo? Siamo un popolo che sa leggere (poco), scrivere (molto sui social) ma sul fare di conto mi pare un poco strano. Le cifre ci fanno paura, soprattutto ci annoiano. Meglio due cazzate in pizzeria. Ovviamente, dopo una partita di calcetto.

Sono ipocrita a scrivere queste cose? No, ipocrita è chi non cerca la realtà. Temo che sia spesso la facile battuta di chi vuole fortissimamente che la realtà sia così, che nulla cambi, che tutto sia un “pappa e ciccia”.

Poi ci sono anche imprese che cercano laureati nel momento stesso in cui alle partite di calcetto si dice (da anni) che la laurea non serve, che è meglio fare il cuoco o il cantante, che con la laurea non trovi lavoro. In effetti, sono riusciti a far calare ancora gli iscritti alle università.

Ps sono convinto che il ministro abbia i dati o, almeno, li abbia chiesti e che non possa essere inscritto nella circonferenza di quella infelice battuta. Il problema è che le battute vanno lasciate a chi le sa fare o che se le può permettere. In caso contrario, si fa danno anche al buon lavoro che, forse, si sta producendo. E si lascia che scendano in campo tutti quelli che giocano a calcetto solo su una tastiera.

 

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