Beatles al velodromo e organizzatori in surplace

Un giovane amico mi manda, di prima mattina, una foto del concerto milanese dei Beatles. Era il 24 giugno del 1965.

In realtà, la foto ritrae un uomo bloccato dal fotografo mentre passa davanti al manifesto del concerto, che si tenne al Velodromo Vigorelli. Ovviamente, ciò che ha colpito la sua attenzione è il nome del gruppo spalla che aprì la giornata, ovvero Peppino di Capri. Sono sicuro che il mio giovane amico si sarà immaginato la prossima adunata degli U2 allo stadio di San Siro aperta da Gigi d’Alessio.

Passarono solo sei anni e in quello stesso velodromo suonarono i Led Zeppelin. Fu la prima e ultima volta. In Italia. Come si vede dall’annuncio pubblicitario, il gruppo inglese fu inserito all’interno di una manifestazione che nulla aveva a che spartire con loro. Musica, canzoni e folklore da tutto il mondo.

Sicuramente il concerto ebbe molte lacune organizzative: stava cominciando la stagione dell’autoriduzione. Il povero Gianni Morandi fu una delle vittime del disastro.

ps i diversamente giovani ricorderanno le gare su pista nelle quali gente come Maspes e compagnia sulle due ruote rimanere quasi fermi sulla bicicletta, senza mettere i piedi a terra. In surplace, si diceva: sul posto insomma. Una tattica per costringere l’avversario a muoversi per primo e poterlo poi sorpassare in volata. Per molti anni gli organizzatori di concerti mi sono apparsi in surplace, attendendo il momento giusto per lanciare la volata.

ps2 naturalmente c’è chi pensa, con metafora storico-politica, che l’Italia sia un paese da molti anni in surplace: ferma sulle due ruote eppure non cade mai di lato.

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