Anche se parla di giovani, questo libro è da considerarsi il completamento della trilogia iniziata con il libro Una città in bianco nero e proseguita poi con Premesso che non sono razzista.
I libri sono frutto della collaborazione e dell’amicizia con Dario Guidi.
I risultati del questionario, che fu poi la base per il secondo libro, ci mostrarono che i più ostili al fenomeno migratorio erano i più giovani. Fu un piccolo shock per chi era cresciuto nell’ideologia giovanilistica degli anni Sessanta e Settanta come noi.
La cosa che più ci colpì erano le affermazioni palesemente false che i giovani usavano come pretesti per sostenere le loro opinioni. Ci domandammo: dove le raccolgono? come si formano le opinioni? chi influisce maggiormente su di loro? Nuovo questionario, nuovo giro nelle scuole per sottoporre a critica i risultati, poi la scrittura. Il risultato è questo libro, che ebbe buone recensioni e qualche intervista nelle tv nazionali, in particolare quelle con target giovane.