Fondazione San Carlo: metà della mia vita, la fine di un bellissimo impegno

Ieri sera sono uscito per l’ultima volta dal portone della Fondazione Collegio San Carlo, nella quale mi sono impegnato per 32 anni, esattamente la metà della mia vita, prima come consigliere poi come presidente. Inutile dire che è stata una bellissima esperienza e, anche per questo, mi rimane una punta di tristezza. Forse, però, la tristezza è causata solamente dal tempo che è passato e che torna solo sotto forma di memoria, di ricordo, talvolta di rimpianto. La barba ora si è fatta bianca ed è perfetta per indossare i panni di Babbo Natale durante le feste.
Lascio una fondazione in buona salute, nonostante dieci anni di crisi economica, che ha toccato soprattutto i consumi (e prima ancora i posti di lavoro), aperta e bella nel centro della città..
La Fondazione ha allargato il ventaglio delle relazioni culturali, sia a livello italiano che europeo, e degli accordi con partner di prestigio. Il lavorio di comunicazione culturale e l’impegno ad una rinnovata educazione civile stanno raccogliendo i frutti che avevamo sperato. Abbiamo dato senso e realtà a quell’espressione inglese che significa: non smettere mai di imparare. Dai tre fino a quando l’età e la passione ci lasciano liberi.
Lascio un palazzo completamente restaurato e ristrutturato, grazie anche all’opera professionale di Franca Stagi e di Francesco Gentilini.
Il nostro collegio è stabilmente tra i 14 collegi d’eccellenza italiani e sono certo che resterà nel gruppo dei migliori. Abbiamo aumentato il numero di camere disponibili per studenti e per ospiti, le abbiamo tutte rinnovate o rese più moderne dal punto di vista ecologico e dei consumi.
Abbiamo condotto a termine l’inventario dei beni storico-artistici della Fondazione, secondo i criteri ministeriali, completando un’opera avviata per la prima volta tra le due guerre.
Abbiamo restaurato il Portico del Collegio totalmente a nostre spese, mantenendo bello un punto storico di incontro nel cuore della città.
La biblioteca, un’oasi tranquilla per gli studenti universitari, ha potuto allungare l’orario di apertura anche dopocena grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio.
Mi sono seduto accanto a molti consiglieri, diversi per formazione, età, sensibilità. Diversi anche per cultura. Ho lavorato con loro per il bene dell’istituzione e nello spirito dell’autonomia. Di molti sono divenuto amico e lo sono rimasto in spirito anche quando ci hanno lasciato.
Ho lavorato con i collaboratori della Fondazione (Carlo Altini, don Luca Balugani, Edith Barbieri e tutti gli altri): sono pochi ma sembrano tanti. Non esiste impresa che non sia collettiva.
Lascio qualche coda editoriale, che diverrà pubblica nelle prossime settimane.
Sono consapevole che nulla è per sempre e che occorre saper accompagnare i cambiamenti, senza cercare di mettersi in coda dietro le mode e senza correre il pericolo di venire sommersi da tutte le richieste, le esigenze, le pretese.
Auguro tutto il bene possibile all’istituzione per la quale ho dato il mio impegno.
Un solo precetto mi guida. L’assassino non torna mai sul luogo del delitto.

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