Nel gran parlare, pro e contro, sul libro di Walter Siti tutti girano attorno ad un problema apparentemente minore senza avere il coraggio di aprire la scatola. Il problema è la dedica che lo scrittore fa a Don Milani.Nel piccolo mondo moderno delle patrie lettere si fa un gran discutere dell’ultimo romanzo di Walter Siti. Tutto ruota attorno ad un prete in tentazione pedofila e tutti si domandano se il romanzo parli dell’autore, una novella Madama Bovary caduto in peccato maggiore per sesso con minori, oppure se il racconto sia costruito a tavolino per vendere copie.
Non so se il libro ha venduto molte copie, so però che molti critici iniziano dicendo: io non l’ho ancora letto, ma…
Tutti si salvano l’anima affermando che ciò che conta è l’estetica e non l’etica. Insomma, il romanzo di Siti è un bel libro oppure no? Nessuno osa dire apertamente quel che pensa, tranne la Marzano, che è una filosofa e, quindi, non fa testo. Secondo i critici.
Qual è, dunque, il dettaglio taciuto? La dedica a don Milani che Siti ha posto nel suo libro. Alle domande dei giornalisti culturali egli ha fino ad ora opposto risposte generiche, direi ambigue. Se si legge l’intervista di oggi al “suo” quotidiano, La Repubblica, non si capisce il perché di questa scelta. Don Milani era pedofilo? La risposta di Siti non lo afferma apertamente, ma lo fa intendere: lascia alla fantasia dei lettori la decisione se un fatto è un fatto oppure una invenzione da romanzo.
Non è problema da poco. Siti ha raccolto voci sul prete di Barbiana? Ha testimonianze certe? Perché il romanzo sarà pure un problema estetico, la dedica, invece, è fatto reale. Oppure, una fake news. Quindi, un problema etico, non più estetico.
Siti è certo persona di cultura ampia e di intelligenza non banale, perché ha scelto questa strada? Il personaggio del romanzo è un alter ego di don Lorenzo Milani?
Se l’autore di Lettera a una professoressa fu davvero pedofilo si scatenerà una guerra che avrà due risultati: bruciare finalmente sul rogo don Milani e con lui tutte le intuizioni, le scelte, le esperienze che ha lasciato. E poi, per converso, riabilitare la pedofilia proprio attraverso la sua nobile non cancellabile figura di educatore.