Forse hanno trovato la cura per l’ex ospedale S.Agostino

Ho letto sui giornali i dettagli del nuovo progetto per il Polo S.Agostino-Palazzo dei Musei. Sono felice che il progetto parta, lo si aspettava da tempo.Mentre leggevo, ho trovato qualcosa d’antico nell’aria e, nonostante l’età che avanza, mi sono ricordato di una inutile intervista uscita sulla Gazzetta di Modena dieci anni fa. Una mia intervista. (Ho messo il link in fondo).

(In realtà, la mia prima proposta portava di nome di Porta Modena perché voleva esprimere il desiderio progettuale di una città che lavorasse, con gli strumenti della cultura, sul tema dei confini, dell’incontro dei mondi, delle nuove città e delle rinnovate forme di cittadinanza.)

A rileggerla oggi ho un moto misto di disillusione e sconforto. La ragione è semplice: se a Modena si fossero raccolte con spirito aperto le idee che venivano espresse forse ci saremmo risparmiati molti problemi.

Lo testimonia il fatto che al progetto presentato in questi giorni si è arrivati attraverso un percorso di guerra, che ha lasciato (lo dico in modo figurato, ovvio) “morti e feriti” sul terreno.

Vorrei utilizzare per il passato espressioni come autosufficienza, che per sua natura è anche segno esteriore di arroganza. Non è stata la prima volta, non è stata l’ultima. Modena deve chiudere con quel metodo che, non solo non ha mai portato risultati utili dal punto di vista creativo e progettuale ma, alla lunga, ha penalizzato anche il mondo delle imprese.

Personalmente, non apprezzo le battaglie politiche e culturali fatte a colpi di carte bollate: sono legittime ma non mi rappresentano. Però, i dieci anni perduti non sono colpa di Italia nostra, bensì della necessità di raddrizzare un progetto nato storto. Ed ora totalmente cambiato.

(Vorrei anche far notare che il progetto di espansione degli istituti culturali del palazzo dei Musei verso l’Ospedale Estense fu affrontato dallo stesso Comune di Modena già negli anni Ottanta).

In questi dieci anni ho notato l’assenza  del maggiore partito cittadino, schiacciato sotto un progetto nato male e finito peggio: non ha mai voluto o saputo esercitare quel ruolo di operosa mediazione con la realtà locale che gli dovrebbe essere naturale.

Non si costruisce così uno spazio pubblico condiviso, nel quale trovino ospitalità i pensieri e le proposte critiche: chi le esprime non è a priori un nemico del popolo e, tantomeno, della città.

http://ricerca.gelocal.it/gazzettadimodena/archivio/gazzettadimodena/2007/04/13/DC7PO_DC703.html?ref=search

 

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