Che vedi in fondo al cuore, capitano?
Che fissano i tuoi occhi oltre l’azzurro
del cielo?
Non è Walt Whitman ma un poeta italiano, Cesare Vivaldi, che nel 1952 dedicò questa poesia a Silvio Piola, divenuto capitano della nazionale a 40 anni suonati.
In realtà, non erano esattamente quaranta, come vorrebbe far credere il titolo, ma 38 anni e 7 mesi quando Piola, nel 1952, venne convocato da Beretta e Meazza nella nazionale che doveva incontrare l’Inghilterra a Firenze. I giornalisti abbondarono nelle critiche e, soprattutto nelle facili ironie, ma il pubblico gli tributò grandi applausi: fu una passerella commovente davanti, si dice, a novantamila spettatori.
La partita si disputò il 18 maggio allo stadio comunale di Firenze, appunto, e terminò 1 a 1.
Non so se quella di Vivaldi sia poesia della più pura, ma credo che il passo dell’addio per uno degli attaccanti italiani più forti di sempre fosse accompagnato dal bacio dell’emozione. La vita, del resto, non sempre la si riesce a dribblare.
Nella foto, Piola è il calciatore che tiene nella mano il gagliardetto della nazionale perché quel giorno era, appunto, il capitano della squadra.
Ed ecco la poesia:
A Silvio Piola
Capitano della nazionale a 40 anni
Che vedi in fondo al cuore, capitano?
Che fissano i tuoi occhi oltre l’azzurro
del cielo? Un altro azzurro cui – lontano
ormai negli anni – non offusca il puro
riverbero la nebbia? Il campo è verde
come allora! Ed allora? Capitano,
o vecchio capitano, il campo è verde:
ma tu sei vecchio, vecchio, capitano!
Su, scrolla il capo, stringi i denti, guida
l’attacco dallo spalto dei tuoi anni
giovani sempre, sempre vivi, tu
la cui maglia non hanno stinto tutti
gli uragani del secolo. Tu guida
serena, dallo spalto dei tuoi anni.
Cesare Vivaldi (1952)